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Lavoro: meno flessibile, più produttivo. La produttività del lavoro si riduce dal 2001, a causa di contratti atipici, bassi salari e stagnazione degli investimenti. Serve riformare il sistema fiscale e lo Stato sociale

In Senza categoria on gennaio 25, 2012 at 2:00 PM

È luogo comune che da molti anni oltre due terzi delle nuove assunzioni in Italia avvengono con contratti variamente atipici che, in larga misura, escludono dalla tutela del welfare chi viene assunto. Il numero dei precari senza tutele è cresciuto a dismisura nell’ultimo quindicennio: oggi, alla soglia dei 29 anni, oltre metà dei cittadini non ha ancora un posto di lavoro fisso, con ben note conseguenze sullo stile di vita e le aspettative sul futuro. E la stragrande maggioranza di queste persone è soggetta a un eccessivo turnover, con durata media di ogni periodo di occupazione continuata inferiore a due anni, inframmezzati da periodi senza né lavoro né indennità di disoccupazione. Ma vi sono anche quasi due milioni di persone, giovani di età 19-30 al momento del primo impiego, “gettate fuori” dal mercato del lavoro da almeno 7-8 anni, dopo un primo periodo di occupazione perfettamente regolare a cui segue una sparizione tout court dal mercato del lavoro regolare: una modalità di utilizzo di forza-lavoro che viene ormai comunemente chiamata “usa e getta”. Per molti è probabile che la destinazione finale sia l’economia sommersa, per altri uno stato di disoccupazione permanente che si trasforma presto in condizione di inattività da scoraggiamento. I numeri sono drammatici. Su 100 entrati per la prima volta nel lavoro regolare alla fine degli anni Ottanta in età 19-30, meno di 80 sono ancora al lavoro venti anni dopo: i restanti 20 sono letteralmente scomparsi nel corso del tempo. Un turnover così elevato ha conseguenze assai negative sulla crescita e sull’innovazione tecnologica. Al di là della ridotta capacità di consumo delle famiglie, già grave problema di per sé, ne risente sia l’accumulazione di capitale umano che l’innovazione tecnologica perché viene meno l’incentivo a investire in formazione da parte delle imprese e dei lavoratori stessi. I dati OECD indicano che la produttività del lavoro (misurata dalla differenza tra il tasso di crescita del PIL e quello dell’occupazione) è notevolmente cresciuta nel periodo 2000-2008 in molti paesi europei. Invece in Italia (e in Spagna) la produttività del lavoro va riducendosi dal 2001, e così anche la MFP (multi-factor productivity), conseguenze probabili dell’enorme abuso di contratti variamente atipici, a bassi salari e alta flessibilità e della stagnazione degli investimenti che ne consegue. Molti autorevoli economisti riconoscono che le politiche per l’occupazione dei giovani dell’ultimo ventennio hanno avuto un successo assai modesto. Il capo-economista della Banca Mondiale, O. Blanchard, si è recentemente chiesto coraggiosamente: “ne sappiamo abbastanza per dare consigli ?”. Forse sì, forse no. Ma sicuramente abbiamo a che fare con tendenze persistenti e strutturali, difficilissime da modificare senza drastiche riforme del sistema fiscale e dello Stato sociale. Non riforme “al margine”, come quasi tutte quelle che sono state introdotte in Italia negli ultimi vent’anni. Ma le riforme strutturali richiedono una classe politica forte e un elettorato disposto a sostenerle energicamente. C’è da sperare che la sobrietà e la serietà di intenti del Governo Monti aiuti il paese a reagire all’apatia e all’antipolitica diffusa negli anni del berlusconismo, e riesca nell’intento di mettere in moto un ciclo virtuoso di riforme strutturali in grado di incidere sull’assetto del mercato del lavoro. I cui risultati più importanti potranno vedersi solo nel medio-lungo periodo. Il disegno di legge Nerozzi (che recepisce molte idee della proposta Boeri-Garbaldi di qualche anno fa) sembra una buona piattaforma di avvio per il negoziato sul mercato del lavoro che si sta aprendo in questi giorni. Il Contratto Unico di Ingresso (CUI), o “contratto prevalente a tutele crescenti”, prevede un percorso di ingresso di durata non superiore ai tre anni, durante il quale il lavoratore acquisisce garanzie crescenti qualora si verifichino interruzioni del rapporto di lavoro. Al termine dei tre anni il contratto si trasforma automaticamente in contratto a tempo indeterminato, sottoposto a tutela reale come prevista dalla normativa vigente. Il CUI è pensato come strumento per garantire tutele minime ai lavoratori non protetti dalla contrattazione e non proibisce forme contrattuali diverse, ma “mira a un loro forte ridimensionamento scoraggiandone l’abuso”. Dovrebbe sostituire la pletora di forme contrattuali atipiche a oggi vigenti, e portare a un allineamento dei contributi previdenziali tra tutti quelli che rimarranno in essere pro tempore. Il CUI è un contratto che ammette flessibilità sull’uso dello straordinario e sull’orario di lavoro con modalità negoziate tra le parti. Il disegno di legge Nerozzi riconosce che la contrattazione aziendale decentrata è più funzionale a un utilizzo razionale di forza-lavoro: in nessun modo, tuttavia essa può contravvenire alle procedure costituzionalmente previste, come invece è il caso per l’art. 8 della legge 148/2011 che, introducendo il “contratto di prossimità”, produce effetti vincolanti erga omnes. In caso di licenziamento prima della decorrenza del terzo anno, il lavoratore assunto con CUI maturerebbe un indennizzo a carico dell’impresa pari a cinque giorni di salario ogni mese lavorato. Dopo un anno, l’indennizzo è pari a due mesi di salario; dopo due anni a quattro mesi. Mi pare relativamente infondato, il timore di Tiraboschi che vede nel CUI un depotenziamento dell’aspetto formativo che caratterizza il nuovo contratto di apprendistato (accordo firmato in estate 2011). Una volta riportata la fascia di età dell’apprendistato entro limiti più ragionevoli (oggi l’applicabilità del contratto si estende fino a 29 anni) – il CUI e il contratto di apprendistato potrebbero convivere, posto che il target dell’apprendistato è pensato come molto più professionalizzante di qualsiasi altra forma contrattuale, e che, per questo motivo, richiede un monitoraggio specifico e relativamente costoso della fase formativa, pena la inadempienza degli obblighi formativi del datore di lavoro così come, in molti casi, avveniva per i CFL.[1] La proposta Nerozzi recepisce il principio che i lavoratori a tempo indeterminato guadagnino meno di coloro che vengono assunti a progetto e/o a tempo determinato, qualunque sia la tipologia di contratto atipico che viene utilizzato. I lavoratori assunti con tali contratti devono essere compensati per il maggiore rischio di restare senza lavoro, e il relativo costo deve essere a carico dell’impresa. I datori di lavoro che volessero assumere con contratti a progetto o a tempo determinato dovrebbero quindi pagare i lavoratori al di sopra di una soglia da determinare, ad esempio di 25 mila eu/ anno, o anche più elevata se è particolarmente elevato il rischio di perdere il lavoro.[2] La strada degli incentivi e sgravi contributivi che vigeva con i contratti formazione-lavoro al fine di favorire l’ingresso dei giovani, e che era stata autorevolmente appoggiata dalle istituzioni comunitarie, ampiamente utilizzata sia in Italia che in altri paesi membri, andava esattamente nel senso opposto, rendendo conveniente l’utilizzo sistematico dei giovani con contratti a tempo determinato che potevano ripetersi nel tempo. Il governo deve affrontare contestualmente una riforma degli ammortizzatori sociali in grado di tutelare la generalità dei lavoratori, e in particolare i precari. Il sussidio di disoccupazione è ancora oggi modestissimo e disponibile solo per un’esigua minoranza di lavoratori con contratto standard; la CIG ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale in tutti questi anni di pesanti ristrutturazioni industriali, ma, anche questa, si rivolge a una platea molto parziale di lavoratori. Il progetto di riforma dovrà salvaguardare le centinaia di migliaia di persone in mobilità che, alla scadenza, non avranno i requisiti per andare in pensione. Dovrà anche tenere in conto l’esistenza di un “esercito di riserva” di oltre tre milioni di “inattivi ma disposti a lavorare” – lavoratori “scoraggiati” a tutti gli effetti – che non ha eguali in nessun paese europeo (in Francia gli inattivi disposti a lavorare sono un decimo di quelli italiani; perfino in Spagna sono meno di un terzo). La differenza tra l’Italia e tali paesi sta proprio nel fatto che altrove esistono sussidi di disoccupazione generalizzati che agiscono da disincentivo al dichiararsi inattivo. In Italia tale disincentivo non esiste. Una larga parte dei tre milioni di persone in condizione di inattività, ma disposti a lavorare, lo sono da 8-10 anni. Il loro numero è cresciuto di quasi 200 mila unità all’anno dal 2004 a oggi, e continuerà a crescere nei prossimi anni, stante le condizioni dell’economia. Non vi è dubbio che almeno la metà degli inattivi disposti a lavorare siano da considerare disoccupati a tutti gli effetti, e che molti altri lavorino nel sommerso: anche escludendo dal computo gli irregolari del sommerso, il tasso reale di disoccupazione italiana verrebbe a collocarsi vicino al 15%, lontanissimo dal 9% circa che viene sbandierato nelle statistiche ufficiali. Nel momento in cui fosse introdotto un sussidio di disoccupazione generalizzato, molti degli attuali inattivi si presenterebbero con i requisiti in regola per ottenerlo. Nel fare i conti di quanto costerà la riforma e dove trovare le risorse per finanziarla, sarà necessario avere bene in mente questo scenario. [1] Non è da trascurare la proposta di Boeri e Garibaldi sull’opportunità che Università e imprese creino dei corsi di laurea triennale da svolgere sia in aula che in posti di lavoro monitorati all’interno delle imprese stesse. Qualche forma di sperimentazione non dovrebbe essere difficile da realizzare – il Politecnico di Torino ne ha già in corso – e fornirebbe elementi per migliorarla in itinere. [2] Ci si dovrà chiedere in fase di approntamento degli strumenti adeguati – qualora si ispirino al disegno di legge Nerozzi – se siano prevedibili “facili” forme di elusione degli obblighi e/o comportamente opportunistici e/o decisamente truffaldini specialmente (ma non solo) sui contratti atipici che resterebbero comunque in essere. È noto che, specialmente in alcuni settori e in alcune regioni, sono frequenti i casi di buste-paga mensili di 1.500 euro, cui corrisponde una corresponsione effettiva di soli 1000 euro. La minaccia di licenziamento se il lavoratore non accetta sarebbe forte specialmente se l’assunzione fosse avvenuta con contratto atipico che prevede cessazione del rapporto senza costi per il datore. Al lavoratore potrebbe facilmente essere rinfacciato che il suo salario è comunque più alto di quello che otterrebbe sotto un CUI, e che i contributi previdenziali sono versati sulla base della busta-paga ufficiale. Non è affatto impossibile che comportamenti altrettanto truffaldini possano aversi anche con i CUI: l’incentivo sarà però minore perché un licenziamento nel corso dei tre anni sarebbe più costoso per il datore e il salario del lavoratore è comunque inferiore a quello che verrebbe corrisposto con contratto atipico per una prestazione analoga.

20/01/2012

fonte: www.sbilanciamoci.info

Periodico Lavoro e Salute numero di dicembre 2011

In Senza categoria on gennaio 8, 2012 at 9:15 PM

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Distribuito gratuitamente da 28 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Inserimenti gennaio 2012 blog RACCONTI E OPINIONI

In Senza categoria on gennaio 8, 2012 at 9:12 PM

31- Analisi psicosociale. La vita pubblica italiana impregnata di retorica cattolico-borghese. Nel privato regna cinismo e anarchico

31- Italia post welfare. Una realtà fuori controllo per i diritti delle lavoratrici sottoposte alla discrezionalità dei datori

31- Stragi di lavoratori. Il lavoro di inchiesta e raccolta dati di Vegaengineering su infortuni e morti sul lavoro

30- Il movimento No Tav non teme le vipere che si annidano nelle istituzioni, quelle che incitano alla repressione del dissenso

30- Latte materno: campagna promossa da associazioni di Medici e di genitori. Simbolo dell’entità dell’inquinamento ambientale

30- Il 28 Gennaio è stata una giornata nazionale di informazione e boicottaggio contro la OMSA che ha licenziato 239 lavoratrici

30- Scorie radioattive, un piccolo comma nel decreto stabilisce che il governo decidere senza il parere ora discriminante delle istituzioni locali

29- Afghanistan, esportiamo all’estero una delle più grandi capacità del capitalismo italiano, fare stragi di persone, sul lavoro e sui popoli

29- Dall’Osservatorio Italiano sull’Azione Globale contro l’AIDS un appelo per ripristinare i finanziamenti al Fondo

29- Manifestazione NOTAV a Torino. La giornata è stata costellata anche da alcuni flash mob in giro per l’Italia, in alcune stazioni ferroviarie

29- Il cattivo spirito pubblicitario della USA-TO tradisce la sua propensione paraindustriale allo sfruttamento dei corpi mobili

28- Per il capitalismo, anche cinematografico he pare neutro, il megaprofitto non si tocca. E chi se frega di tutto il resto…

28- Continua la lotta per la verità sulla drammatica morte di Stefano Cucchi. Uno dei tanti casi di violenza del sistema

28- Violenza contro le donne: un servizio come modello per la sanità pubblica, al S. Camillo a Roma

28- Il settore dell’autotrasporto è in ginocchio e a pagarne, nel nostro paese, sono, ancora una volta i più deboli

28- Mercato del lavoro e art. 18. La liberalizzazione più urgente? Democrazia nella rappresentanza

28- La cancellazione dei diritti del lavoro, opere negli scaffali, grondandi di lacrime e sangue, dei covi poteri delinquenti

27- Shoah, ricordare è un atto di giustizia, anc he per noi stessi. Per tutti, Ebrei, Rom, Comunisti, Gay…………

27- La Valle di Susa non si arresta! L’ennesimo tentativo di ridurre il movimento No tav ad un problema di ordine pubblico al fine di dividerlo e delegittimarlo

27- Quello che non fa la Cgil: oggi sciopero USB e manifestazione nazionale. A Roma alle 9.30 da Piazza Repubblica a Piazza San Giovanni

27- Lo stivale rovesciato. Chi trae alcune conclusioni che dovrebbero fare da guida alla politica economica della sinistra? PD-IDV-SEL fanno altro!

26- E’ vero, questo è un signore al confronto con Berlusconi, ma la stessa violenza politica, economica e militare contro il popolo

26- La libertà d’informazione? In Italia quotidiani in mano a potenti gruppi imprenditoriali o finanziari, la TV governata da un apparente duopolio

26- Le campagne fumogene contro il costo della politica nasconde un sottomercato delle imprese nel gioco dell’economia

26- Smonta Italia: un progetto che mette in conto il crescente odio per la classe politica e le tensioni sociali in diverse aree del paese

25- La vacuità di Grillo, l’ipocrisia di Di Pietro, le furbizie di Travaglio, le profezie di Vendola: il bugiardino sinistro

25- Turismo funerario o menti malate? Teste vuote al carro dei media che vanno a caccia oscena del dettaglio macabro o meschino

25- Forconi siciliani, quali connessioni con la salvaguardia dei beni comuni che tuteli l’occupazione, le pensioni, la sanità e la scuola pubblica?

25- Reagiamo prima che questo governo distrugga ogni diritto del mondo del lavoro. Saltiamo gli equilibrismi sindacali e politici

25- L’egualitarismo democratico di questo governo bipartisan: mannaia sul mondo del lavoro e nodo scorsoio agli affamati di lavoro

24- Arsenico nell’acqua: sentenza di straordinaria importanza, apre letteralmente un secondo fronte nella battaglia sull’Acqua pubblica

24- Andrea, malato di sclerosi: “Con la cannabis sto bene. E dico sì al Dat” disposizioni anticipate di trattamento”

24- Fiscal compact: questa la bozza che illustra i punti sui quali stanno discutendo a “nostra insaputa”.

23- Berlusconi non è caduto affatto ha lasciato il passo a un massacratore più adatto alla strage della civiltà del lavoro e del welfare

23- Costretti dalle condizioni-capestro della Germania, i Paesi europei non hanno scelta? L’alternativa è la dignità del popolo

23- Ecco cosa si nasconde nell’art. 44. La mafia ringrazia: finalmente potranno gestirsi le carceri da soli.

23- Alitalia, il dramma di migliaia di cassaintegrati (tra poco licenziati) che non potranno andare in pensione

22- Mah. Una rvolta antisitema? Non pare, è una rivolta di pezzi sociali che offusca molto bene il dramma sociale nazionale

22- Latte bene comune. Una campagna contro l’inquinamento che fa male alla salute di mamme e bambini

22- Solidarietà. Questa è l’Africa: si sopravvive se qualcuno ti aiuta e condivide con te la sua miseria

22- Invito ai cittadini di Torino, della Valsangone, dei comuni della Collina Morenica, della Val di Susa, sabato 28 gennaio

22- Prima con “Salva-Italia” ora con “Cresci-Italia”, Monti mette tutto allo scoperto, cioè alla portata dei truffatori capitalisti

21- Le scelte economiche, politiche, e sociali di questo governo berlusconiano danno corpo a ipotesi da film horror

21- Strage alla Marlane, dopo anni di indagini e tra mille difficoltà: un appello per fermare lo scandalo dei rinvii delle udienze

21- Il disabile come un “peso costoso e inutile” per la società? Una teoria e una scelta che ricorda i periodi più bui

21- Si avvicina il “giorno della memoria” Un libro mette in discussione il falso mito degli «italiani brava gente»

20- Il feroce capitalismo israeliano calpesta ogni diritto vitale nei territori occupati con la bestiale violenza militare

20- Con la scomparsa del welfare le interruzioni di gravidanza clandestine aumentano a ritmi impressionanti

20- Enza Cappuccio, 33 anni, era cieca, aveva sei figli, soprattutto aveva solo 33 anni, tutti di maltrattamenti e sofferenze

20- La movida galleggiante. Strano che nessuno ricordi come l’Italia abbia a che fare con i più gravi disastri ecologici in quell’emisfero

19- Incubi: chi avrebbe mai pensato alla complicità degli ex comunisti del PD e di un partito che si definisce ITALIA dei VALORI?

19- Taxisti, una mobilitazione contro il governo dei banchieri ma molti di loro a rischio di strumentalizzazioni dell’estrema destra

19- Google news: il colosso ha “sputato” dalla pagina delle news i piccoli. Ecco i numeri che lo provano.

19- Carcere: la strana vicenda di Abdou. In un Paese normale non dovrebbe esistere nessun rapporto, nessuna connessione, tra la galera e la salute

18- Con la tragedia del “concordia” ricordiamo le migliaia di disperati “in crociera” morti sui barconi e sui gommoni?

18- Vite, lavoro, non lavoro delle donne. Un nuovo appuntamento nazionale di “Se non ora quando” a Bologna.

18- Esposizione ai rischi psico-sociali: i rapporti da diversi paesi situano le donne come un gruppo particolarmente esposto

18- Per fare sopravvivere sprazzi di democrazia? costretti a chiedere udienza agli attuali fautori della “monarchia”

17- Quella italiana sarà una tragedia greca? I poteri politici, economici, mediatici e militari ce la stanno confezionando su misura

17- Il caso di Lisa e Massy, desiderano passare insieme le feste di Natale, tragitto in treno da Torino a Bergamo? Negato!

17- I diritti di cittadinanza dei disabili, in particolare quelli sociali, sempre poco considerati nella vita concreta

17- Mentre circa 10 mila famiglie, inquilini dell’Inps e di altri enti previdenziali delle periferie più disagiate, attendono

17- Idiozia, ignoranza, melma mediatica e opportunismo dei mercanti lombardi e veneti ha dato credito al nulla come Bossi e soci

16- Per modesti reati, madri costrette dietro le sbarre con i figli piccoli: succede a tante donne anche in Italia

16- Video inchiesta sulle assicurazioni auto che praticano prezzi differenziati fra italiani e “certi” stranieri.

16- Omsa, la Coop potrebbe bloccare gli ordini. Se attuata, questa misura arrecherebbe un duro colpo alla Golden Lady

15- Fiction. In realtà è un problema che nessuno componente delle famiglie politiche ed economiche della cricca al potere si pone

15- L’orrore medievale nei sei Opg (Aversa, Barcellona P.G., Castiglione delle Stiviere, Montelupo Fiorentino, Napoli, Reggio Emilia)

15- Casa Internazionale delle Donne – Roma sabato 21 gennaio 2012 (ore 9 / 17) Incontro nazionale delle donne, contro l’attacco all’autodeterminazione

15- L’attacco del governo al risultato referendario dello scorso giugno è diretto contro la ripubblicizzazione del servizio idrico. Firma l’appello del movimento

14- Dopo Berlusconi anche questo governo nega il lavoro come diritto vitale e valore di una società civile. Loro sono il virus!

14- Video-intervista a Paolo Ferrero. “La speculazione avanza e nessuno fa niente!”. Complici il silenzio e il lamento. Il 20 gennaio in piazza a Roma

14- La cannibalizzazione della nostra economia nazionale è in atto, come una ulteriore devastazione del nostro welfare

14- Persone speciali con Medici Senza Frontiere. Massimo, infermiere, racconta la sua esperienza in una clinica rurale in Bangladesh

14- Razzismo, negli ultimi sei mesi hanno preso di mira i migranti, sfruttati nei campi, nei comuni di Rossano e Corigliano Calabro

13- L’Italia è anche il Paese dove la feccia umana ha ampia facoltà mediatica di violentare la civiltà con parole e gesti

13- Contro la violenza maschile e contro tutti i Cie. Con Nadia e le altre, La maggioranza delle detenute sono vittime di tratta

13- Referendum elettorali: intervista a Gianni Ferrara, costituzionalista. Vergognoso il tentativo dei promotori di illudere gli italiani per secondi fini

13- Il governo calpesta il voto popolare sui referendum. Tecnici, professori, Pdl-PD-IdV truffatori di diritti e democrazia

12- Questo signorotto della provincia americana ha trovato l’eldorato con Berlusconi e Monti. S’ingozza sulle spalle degli operai

12- Ambiente, lavoro, salute e democrazia: il rischio di accettare di lavorare in condizioni di rischio per la sicurezza e la salute

12- L’Europa è il primo esportatore mondiale di armi contribuendo direttamente all’instabilità e del disordine internazionale

12- Intanto le famiglie italiane oneste fagocitate dai debiti, perdono la casa, muoiono di fame, perdono la salute. E anche la vita

11- E’ il segno dei tempi, la vita degli italiani onesti nelle grinfie delle bande di usurai con loro uomini e donne nel governo

11- Ospedale S. Raffaele, nuovo padrone: che non si pensi di far pagare ai lavoratori e ai pazienti il rialzo dell’offerta, con meno risorse e più carichi di lavoro

11- Veleni dimenticati: uno studio realizzato dall’Istituto superiore di sanità e dall’università La Sapienza. Provocano il cancro

11- La famiglia del disabile può e deve entrare in gioco solo quando il disabile stesso non sia in grado di farlo autonomamente

11- Beni comuni e liberalizzazioni: situazione di illegalità diffusa, di attentato alla Costituzione e di vulnus alla democrazia partecipativa

10- E’ finita l’Europa anche della democrazia formale, è stata restaurata la monarchia del capitale. Che fare?

10- L’appello di StopRazzismo per una manifestazione nazionale sabato 14 gennaio a Roma

10- Il circo del mondo. Per quattro giorni, a Siena, il riscatto dei bambini “di strada”

10- Inchiesta sulla pedofilia fra i vescosi toscani. In quanti consiglieranno alla vittima di denunciare il prete carnefice?

10- I clan fanno il loro gioco. Sono tante, svariate e di vera fantasia criminale i modi e le tipologie fare bingo. Las Italias?

9- Non fa tanto incazzare il vergognoso stipendio dei parlamentari quanto l’odio che producono contro la democrazia parlamentare

9- Il fascismo sul corpo delle donne: nel camposanto del Laurentino a Roma il “Cimitero dei non nati”

9- Vendola guida quella sinistra che traghetta la propria storia verso lidi già strapieni di ex alternativi al sistema capitalista

9- Delinquenze politiche, economiche, militari e mediatiche senza nessun ritegno perchè senza nessuna opposizione parlamentare

9- Leggetevi questo articolo di uno degli organi dei partiti dei riccastri: domanda: ci prendono anche per i fondelli?

8- La faccia tosta di questi parassiti italiani è pari alla loro capacità di stare a galla con qualsiasi governo….solo in Italia

Non possiamo oggi parlare di liberalizzazioni senza tener conto dell’esito del referendum del giugno scorso in cui gli italiani hanno detto di preferire la logica dei beni comuni rispetto a quella della concorrenza

In Senza categoria on gennaio 1, 2012 at 11:25 am

CONTRO L’IDEOLOGIA DELLE “LIBERALIZZAZIONI”

Incurante dei referendum, il governo dei professori avanza nella battaglia contro le «lobby» che frenerebbero il libero mercato. Bisogna rompere l’egemonia di una cultura che fa presa anche a sinistra. E dire che non tutto può essere piegato alle esigenze della crescita e della produzione.

Con una mancanza di fantasia e di senso della realtà davvero sconcertante, il governo tecnico dichiara di voler incardinare la fase 2 della sua azione sulle liberalizzazioni. Fra i massimi responsabili della crisi globale e del degrado italiano, ai soliti notai e taxisti romani, si aggiungono così, con Repubblica in prima fila, anche i farmacisti, gli avvocati, gli edicolanti.

Incurante del senso politico del voto referendario che chiedeva di “invertire la rotta” proprio rispetto al trend neoliberale di privatizzazioni e liberalizzazioni, il governo dei professori promette di dare battaglia alle lobby che minano la nostra capacità di “crescere e di competere” sui mercati globali.

Con toni diversi sono intervenuti in questi giorni Massimo Mucchetti sul Corriere e Luigi Zingales sull’Espresso. Il primo avanza dubbi quantitativi (condivisibili) sull’urgenza e l’importanza delle liberalizzazioni nei detti settori, che riguarderebbero poche centinaia di milioni di euro, rispetto alla vera “ciccia” che sta altrove, in particolare nel mercato dell’energia e in quello dei trasporti pubblici dove “ballano” le decine di miliardi (qui per la verità balla pure l’esito formale del referendum contro il decreto Ronchi che non riguardava affatto solo l’acqua: ma di questo dopo Napolitano anche Monti pare volersene fare un baffo). Il secondo, con il solito tono di gratitudine sconfinata per quel sistema universitario americano che lo ha salvato dal precariato accademico, racconta di un’Italia profonda in cui “i notabili” (farmacisti, avvocati, notai e banchieri provinciali) perdono il loro tempo a prendere l’aperitivo al bar (dove non si rilascia lo scontrino) per piazzare i propri figli, invece di “produrre” facendo crescere il Pil e partecipare davvero alla competizione globale.

Purtroppo anche sul nostro giornale Pitagora non era stato troppo distonico (per fortuna ci siamo riscattati con un Robecchi insolitamente amaro): di liberalizzazioni si parla tanto ma poi non si fanno, proprio come se si stesse parlando di roba per sua natura giusta e desiderabile ma che le contingenze del mondo reale (soprattutto del mondo italico) snaturano e corrompono. Mala tempora currunt se questi discorsi si sentono anche a sinistra (e non intendo il Pd che ne è brodo di coltura).

È dunque una vera e propria cultura egemonica, un’ideologia ci dice Mucchetti, quella che va superata. Un’ideologia ben più pervasiva di quella un po’ estremista e tutto sommato innocua dei Chicago Boys de’ noantri (gli stessi bocconiani al governo sanno che la politica non è una tabula rasa e in qualche modo trattano) che pervade anche chi ben sa (come lo stesso Mucchetti o come Pitagora) che l’economia politica non è un esercizio di astrazione matematica. Per essere intellettualmentre liberi e critici occorre oggi sforzarsi di superare la visione competitiva dell’esistenza, che misura la vita con parametri quantitativi, inducendo senso di colpa in chi non produce o produce meno di quanto potrebbe. Bisognerebbe finalmente rendersi conto che un mondo bello non è una miniera in cui viene premiato il compagno Stakanov ed in cui le menti migliori, come ci dice Zingales, piuttosto che fare i notai fanno gli investment bankers come i più bravi fra i suoi studenti di Chicago. Bisogna che ci si renda finalmente conto che in questo nostro mondo si produce già fin troppo e che il nostro problema non è quello di produrre di più per offrire merci e servizi a costi sempre più bassi, ma di distribuire meglio quanto prodotto, creando tutti insieme un mondo in cui l’esistenza sia per tutti libera, solidale e dignitosa.

Certo che il taxi può costare meno, se i taxisti invece di essere parte di un ceto medio-basso che, lavorando duramente, porta a casa uno stipendio decoroso (certo non altissimo) fossero dei lavoratori a cottimo sfruttati che dormono per strada! Ma io credo sarebbe meglio farlo crescere questo ceto medio, piuttosto che umiliarlo laddove esiste. Certo che un pallone di cuoio, cucito a mano da un bambino a Giacarta, può costare anche molto meno al supermercato… ma che criterio di valutazione sociale è mai quello della soddisfazione del consumatore? E poi, al di là della questione etica, oggi sappiamo bene che i beneficiari storici delle liberalizzazioni sono da sempre i grandi oligopoli. Un oligopolio di grandi compagnie con centinaia di taxisti dipendenti, di grandi studi professionali, di banche e assicurazioni o di grande distribuzione colma gli spazi di mercato che le liberalizzazioni aprono. Sappiamo anche bene che i prezzi diminuiscono (forse) in un primo momento ma poi aumentano a dismisura, così come a dismisura aumentano sfruttamento dei lavoratori, stress e dipendenza degli utenti, proprio come avvenuto con il mercato della telefonia mobile. E allora, investire su una riconversione sociale che mette al centro la qualità e la giusta distribuzione significa apprezzare la pace di spirito che deriva dall’acquistare un immobile sapendo che non verrai truffato dalla banca che ti presta i soldi (a questo serve da noi il controllo notarile ed è una fortuna che giovani e bravi giuristi si avvicinino a quella professione), pagare tasse sufficienti a che un trasporto pubblico a buon prezzo (non liberalizzato) possa raggiungere tutti gli angoli delle città, garantendo mobilità diffusa ecologica e accessibile a tutti; apprezzare il variopinto colore delle edicole nel cuore delle città e la dignità degli edicolanti che vogliamo parte del ceto medio (possibilmente che vendano anche giornali che non resisterebbero alle pressioni del mercato ma che fanno informazione di qualità); godere di dieci minuti di conversazione col farmacista, sapendo che costui ha sufficiente tempo per studiare ed aggiornarsi e non è un povero commesso sfruttato.

Insomma respingere le liberalizzazioni come ideologia significa apprezzare un mondo slow in cui si è contenti che le banche italiane, per incapacità dei loro managers, non si fossero avventurate di più nella competizione globale (anche se non mi piace vedere al governo manager incapaci nel loro campo), o in cui non si è contenti che un governo, fintamente tecnico, sia un migliore esecutore degli ordini odiosi della Bce. Preferisco prendere il taxi sapendo che chi guida ha la pancia piena e non è alla diciottesima ora di lavoro, ma ancora di più preferirei poter prendere un autobus elettrico, guidato da un dipendente pagato il giusto, che mi porta dove devo andare. Quest’ultimo servizio il privato, con la sua logica del profitto, non potrà mai darmelo. Per costruire un mondo migliore non è necessario distruggere quanto funziona di quello che abitiamo. L’ideologia della liberalizzazione non riconosce questa massima di buon senso.

Credo che vada detto una volta per tutte. Non possiamo oggi parlare di liberalizzazioni senza tener conto dell’esito del referendum del giugno scorso in cui gli italiani hanno detto di preferire la logica dei beni comuni rispetto a quella della concorrenza. Inoltre, dobbiamo smettere di ritenere che si possa essere di sinistra auspicando un mondo in cui ogni spazio di vita si piega alle esigenze del mercato, della crescita e della produzione.

Ugo Mattei

Fonte: www.ilmanifesto.it

30.12.2011